2.1K likes. Ai mobili francesi laccati si aggiunge un camino marmoreo su cui spicca una specchiera di rara eleganza. Per questo motivo la pianta di gelso compare sullo stemma Moroni già nel Quattrocento; ad essa si aggiunse nel 1783 l’aquila imperiale, che rappresenta il titolo di conte e cavaliere conferito ad Antonio Moroni dal Duca di Sassonia Weimar (1). Un’affascinante storia d’amore, ma anche di riscatto: come Psiche riesce ad ottenere dopo una serie di prove l’immortalità, così i Moroni celebrano la propria ascesa sociale, raggiunta con fatica grazie alle numerose abilità e alla forte determinazione. La tappezzeria rosa mette in risalto la preziosità degli arredi. Sotto di essi vi sono le relative storie, mentre per le pareti, l’Azzola ha usato la medesima tecnica mostrata al Palazzo Terzi, con colori ricorrenti nelle varie rappresentazioni che abbiano un nesso logico. Particolarmente raffinato è un piccolo ambiente voltato a botte e interamente affrescato, sulle cui pareti è raffigurata un’illusionistica balconata, decorata da putti e vasi di fiori, affacciata su un verdeggiante paesaggio. Donato Calvi ha perfettamente eseguito il proprio progetto iconografico, esteso anche ad altre figure allegoriche che commentano la sequenza di disegni. A monte del sistema dei terrazzamenti si apre la vasta area del parco, che confina ad ovest con il complesso monumentale della Rocca e che è tuttora caratterizzato da esemplari arborei produttivi come i gelsi, simbolo della famiglia Moroni, i ciliegi e i fichi. Vi sono inoltre raffigurati il Giubili, il Disprezzo, lo Zelo e il Consiglio. 1604-1656) appare con le sue imprevedibili soluzioni spaziali che formano sulle pareti e sui soffitti visioni lontane di ampio respiro. Il soffitto, affrescato in modo da conferire all’ambiente l’illusione di una maggior altezza, raffigura l’atto in cui il Padre Eterno comanda all’Arcangelo Gabriele di informare Goffredo della missione che dovrà compiere in Terra Santa; e quello in cui l’Arcangelo informa Goffredo e un gruppo di angioletti che circonda l’Onnipotente, il quale appare fiducioso di quanto le truppe cristiane si apprestano a compiere. ). Questo luogo è attualmente dedicato a progetti di nuove piantumazioni e ad eventi stagionali con grande affluenza di pubblico. Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I suggestivi ambienti costituiti dalle grandi Sale di Palazzo Moroni conservano un meraviglioso ciclo di affreschi ispirato alle Metamorfosi di Ovidio, realizzato dal 1649 al 1654 da Gian Giacomo Barbelli, qui coadiuvato dai quadraturisti Giovan Battista Azzola e, nella Sala della Caduta dei Giganti, da Domenico Ghislandi, padre del celebre fra’ Galgario. infoaffreschi.com. La sala cinese conserva medaglioni affrescati sul soffitto ricurvo e il mobilio laccato francese e la tappezzeria rosa.[9]. Il programma iconografico di questo ambiente, reso spazioso dalle decorazioni, è un’evidente celebrazione delle virtù dei Moroni. Il palazzo non venne costruito con la facciata principale rivolta verso via Porta Dipinta. I lavori della grandiosa “fabbrica di Porta Penta”, durati dal 1636 al 1666, furono eseguiti da Battista della Giovanna, un impresario bravo ma non particolarmente illustre, che probabilmente non si curò di stilare o conservare un vero e proprio progetto poiché la struttura del Palazzo non prevedeva particolari soluzioni architettoniche: di fatto l’edificio, disegnato non per essere guardato dall’esterno, si distingue soprattutto per la fantasia e la professionalità degli artisti che lo hanno internamente abbellito nel corso del tempo. Nel 1649 Francesco Moroni affidò la decorazione degli interni a Gian Giacomo Barbelli, fecondo pittore cremasco, conosciuto in città per i pregevoli affreschi di Palazzo Terzi. Il testo edito a Bergamo nel 1655: “Le Misteriose pitture di Palazzo Moroni spiegate dall’Ansioso Accademico Donato Calvi Vice Principe dell’Accademia degli Eccitati all’Illustrissimo Sig. Il settore privato del Palazzo: le sale ottocentesche. Disposte dalla prima alla seconda rampa di scale, fra fregi, pilastri e scorci di architettura dorica, le nove statue bronzate presentano sul basamento il motto che le contraddistingue. con plafone a volta affrescato da una serie di motivi a chiaroscuro ripetuti nella fascia perimetrale sottostante, che si alterna alla tappezzeria damascata grigio-perla. Il giardino si sviluppo su quattro terrazzamenti seicenteschi che partendo dalla balaustra che è posta sopra il muro del giardinetto interno all'ingresso del palazzo e da una parte definita ortaglia che nell'Ottocento era la parte produttiva del parco. Di queste numerose stanze, restano più di altre impresse le Sale Gialla, Turca e Cinese, dove l’elemento determinante diviene l’arredo e lo stile particolare che le contraddistingue. Nove sono le statue bronzee poste sulla balaustre e riportano sul basamento la scritta il motto che le rappresenta. Pare che la giovane venne rimandata alla famiglia d'origine perché i Moroni non avevano adempiuto al versamento della dote nella cifra precedentemente concordata. La sala conserva i dipinti del Moroni e quella cinquecentesca del bergamasco Andrea Previtali. The building underwent a process of enlargement and conversion, with work entrusted around 1550 to the architect Andrea Moroni, who was responsible for the main block of the palazzo we see today, with its monumental courtyard. L'albero del gelso compare nel blasone della famiglia. Suggeriti dal committente Francesco Moroni, i soggetti degli affreschi, sia nelle grandi Sale del piano nobile così come nell’ambiente dello Scalone, ebbero come ispiratore ed interprete il contemporaneo padre Donato Calvi, priore del vicino convento di Sant’Agostino. Protetto sul lato verso la corte interna da una balaustra in pietra decorata con vasi scolpiti, il primo terrazzamento è caratterizzato da un parterre formale tipico dei Giardini all’Italiana. [15] Alcuni di questi documenti risalgono al XIV secolo. Amelio micheli ha recentemente ultimato il restauro degli affreschi di Giangiacomo Barbello sec. Il soffitto conserva tre dipinti raffiguranti le vicende di Amore e Psiche come celebrazione dell'ascesa sociale della famiglia nella città di Bergamo.[9]. I Giardini di Palazzo Moroni rappresentano una vasta area verde nel cuore della Città Alta di Bergamo che, grazie all’intervento del FAI – Fondo Ambiente Italiano, è oggi aperta al pubblico. Ed infine una curiosità: al pianterreno di Palazzo Moroni sono conservati alcuni affreschi “strappati” dalle pareti del demolito Palazzo Olmo. (Archivi di Storia dell'Arte). [16], Bergamo: Palazzo Moroni entra nel patrimonio del FAI, il Fai adotta Palazzo Moroni,ora i restauri poi la riapertura, Il motto indicava che i piatti dovevano pareggiarsi, quindi accertarsi di avere i mezzi necessari prima di realizzare la costruzione di un fabbricato, Bergamo, palazzo Moroni diventa un bene Fai, Il pittore Giovan Battista Moroni non ha nessun collegamento parentale con la famiglia Moroni del palazzo, Bergamo alta 12 curiosità su palazzo Moroni e i suoi abitanti, https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Palazzo_Moroni&oldid=116746346, Errori del modulo citazione - pagine con data di accesso senza URL, Errori del modulo citazione - citazioni che usano parametri non supportati, Voci non biografiche con codici di controllo di autorità, licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Tra il 1436 e il 1459, ad opera di Bertolasio Moroni di Albino, ... Presenti all’interno splendidi affreschi di G.B.Tiepolo (1733), raffiguranti la vita di S.Giovanni Battista. Il disegno può essere considerato anche la premessa a ciò che si trova nello Scalone d’Onore – cui si accede a destra dell’androne d’ingresso -, dove il meraviglioso mondo affrescato dal fecondo pittore cremasco Gian Giacomo Barbelli (1604-1656) appare con le sue imprevedibili soluzioni spaziali che formano sulle pareti e sui soffitti visioni lontane di ampio respiro. Il terzo terrazzamento è dominato da un grande esemplare di olmo ed è caratterizzato dalla presenza di sei tassi, potati in forma, e da una collezione di piante acquatiche autoctone. Barbelli, autore degli affreschi che decorano la maggior parte delle sale e dai cui soggetti le stesse prendono il nome: sala dell’Età dell’Oro, dei Giganti, dell’Apoteosi d’Ercole ed infine della Gerusalemme Liberata. Eccezionali sono le due console settecentesche della Sala da ballo, i cui piani sono costituiti da mosaici provenienti da Villa Adriana a Tivoli; particolarmente interessanti sono inoltre i mobili provenienti dalle botteghe illustri dei Caniana, dei Fantoni e del milanese Giuseppe Maggiolini. Ai mobili francesi laccati si aggiunge un camino marmoreo su cui spicca una specchiera di rara eleganza. Le sale conservano anche ceramiche provenienti da Capodiponte, Meissen, Wedgwood e Sèvres. Nella Sala dell’Apoteosi di Ercole, l’eroe mitologico è su una quadriga dorata; con una mano impugna una clava e nell’altra le redini dei destrieri al galoppo. Ai contemporanei può sembrare troppo “pieno” un simile ambiente, ma colmare le pareti equivaleva a mostrare tutta la propria ricchezza e nobiltà ed anche la simbologia delle immagini rappresentava un ottimo mezzo per raggiungere tale scopo. XVII, e restaurato alcune decorazioni, prima metà del sec. Francesco Moroni”. La sala detta la Caduta dei Giganti ha il grande dipinto di Giove che colpisce con i fulmini i colossi. L'appartamento è stato ristrutturato con gusto e tutti i confort moderni, lasciando inalterati alcuni elementi dell'epoca della costruzione come i soffitti in legno e le colonne in mattoni dell'epoca che conferiscono un fascino particolare agli ambienti. [11][12], Le sale private del palazzo sono invece risalenti al restauro ottocentesco. La proprietà prosegue con il grande parco dove sono coltivate piante di gelso, di ciliegio.[13]. A questo primo nucleo appartengono inoltre una Maddalena penitente del Giampietrino, allievo e seguace di Leonardo da Vinci, e un Ritratto di famiglia del bergamasco Andrea Previtali. A destra e sinistra della scalinata si trovano due bordi misti di erbacee perenni. Nel 1798 allo stemma venne aggiunta l'aquila imperiale dopo che il duca di Sassonia Weimar conferì il titolo di conte ad Antonio Moroni. Le sale prendono il nome dagli affreschi seicenteschi che ne decorano i soffitti. Proprio per questa grande revisione fu acquistato il palazzo Marenzi che si trovava sul lato opposto della via nel 1878 e che venne completamente distrutto per dare luce e vista panoramica alle aperture del primo piano. Al centro del plafone, figure di fauni e di donne su fondo turchese, che richiama il colore dei riquadri posti all’altezza della cornice perimetrale. La cinquecentesca sala dei Nodari, all’interno di Palazzo Moroni, contiene affreschi di Pietro Damini e una pala di Domenico Campagnola. La Sala Gialla ha il soffitto a volta decorato con festoni dorati, medaglioni e riquadri con figure policrome di donna rappresentanti il teatro, la musica, la pittura e le arti in genere. Il primo terrazzamento si presenta nella forma tipica dei giardini all'italiana. L'appartamento è stato ristrutturato con gusto e tutti i confort moderni, lasciando inalterati alcuni elementi dell'epoca della costruzione come i soffitti in legno e le colonne in mattoni dell'epoca che conferiscono un fascino particolare agli ambienti. Architecturally, the 16th century was the key period for the Palazzo Bo. La stanza da bagno, a stucco lucido, conserva invece una vasca in marmo costituita da un unico blocco, la cui realizzazione risale ai primi dell’Ottocento. Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 18 nov 2020 alle 14:23. PALAZZO MORONI E DINTORNI Tra le più belle dimore storiche della Città Alta, Palazzo Moroni presenta una significativa raccolta di opere di Giovan Battista Moroni oltre ad affreschi di Gian Giacomo Barbello e decorazioni di Domenico Ghislandi. Inside the Scuola della Carita' there is a series of wonderful affreschi. Questa [14] Il Cavaliere in rosa, fu usato molte volte come soggetto per mostre del Seicento lombardo proprio per questa sua caratteristica tipica di fenotico lombardo, tra i dipinti più conosciuti del Moroni.